Mi chiedo se abbia senso continuare a scrivere quando ho
ormai raggiunto il culmine della mia personale ricerca poetica, raggiunta la
coscienza che l'assenza di parole è il significante che meglio approssima il
significato;
mi chiedo se posso scindere l'espressione poetica dal
linguaggio comune senza rendere la ricerca un'insensata prova di
sperimentalismo fine a se stesso;
se è sufficiente frammischiare espressioni sperimentali al
linguaggio comune, senza per questo degradare l'esito della ricerca, per non
rendere la sperimentazione vana.
Mi rispondo che è privo di senso continuare a scrivere, che
la ricerca poetica è vana, ma continuo;
continuare a esprimersi è insensato come lo è la nostra esistenza
e tutto ciò che esiste, l'esistenza e tutto ciò che facciamo è assolutamente
vano e fine a se stesso ma continua senza sosta.
Gnosticamente l'universo fisico è solo un riflesso degradato
del Pleroma, nell'universo fisico la Luce
Spirituale è frammischiata al buio della materia, così la
poesia nel linguaggio comune.
Vorrei esprimere GNOS-e
prima che la mia personale shoah spazzi via tutto ciò che mi resta
Vanità